
“La microgiungla del mare”
Ha come soggetto il plancton, questa nuvola di microscopici esseri galleggianti, dai mille aspetti e dai mille modi di vita.
Un potente motore delle dinamiche biologiche del nostro pianeta, poco conosciuto dal pubblico. Si comincia ora a vederlo come risorsa, ma non come elemento da tutelare, in particolare la sua biodiversità.
La sorprendente biodiversità che si cela dietro alla parola plancton è ampiamente dettagliata nel libro: microalghe unicellulari (come le diatomee, con scheletri di silicio che ricordano i centrini della nonna), copepodi (mini-crostacei con antenne simili a piume), dafnie (trasparenti pulci di mare) o le misteriose salpe (lunghe colonie di organismi composti quasi esclusivamente d’acqua).
Una lettura che può sembrare difficile per chi non ha basi di conoscenza, ma fidatevi poco importa non serve capire tutto per iniziare a comprendere un modo così importante.
Mi è piaciuto il punto che dice: è relativamente facile coinvolgere l’opinione pubblica sulla tutela di soggetti iconici come tartarughe, delfini, balene, molto molto più difficile farlo per esserini invisibili e senza occhioni languidi, che inteneriscono per strappare una donazione.
Ma è certo che la scienza e la tutela ambientale non può aver successo se non coinvolge l’opinione pubblica e la forza dei volontari.
Raccogliere dati come temperatura e salinità. Cominciare a giocare sull’osservazione di quel micromondo è il messaggio di un piccolo importante contributo che tutti noi possiamo dare.
Ha come soggetto il plancton, questa nuvola di microscopici esseri galleggianti, dai mille aspetti e dai mille modi di vita.
Un potente motore delle dinamiche biologiche del nostro pianeta, poco conosciuto dal pubblico. Si comincia ora a vederlo come risorsa, ma non come elemento da tutelare, in particolare la sua biodiversità.
La sorprendente biodiversità che si cela dietro alla parola plancton è ampiamente dettagliata nel libro: microalghe unicellulari (come le diatomee, con scheletri di silicio che ricordano i centrini della nonna), copepodi (mini-crostacei con antenne simili a piume), dafnie (trasparenti pulci di mare) o le misteriose salpe (lunghe colonie di organismi composti quasi esclusivamente d’acqua).
Una lettura che può sembrare difficile per chi non ha basi di conoscenza, ma fidatevi poco importa non serve capire tutto per iniziare a comprendere un modo così importante.
Mi è piaciuto il punto che dice: è relativamente facile coinvolgere l’opinione pubblica sulla tutela di soggetti iconici come tartarughe, delfini, balene, molto molto più difficile farlo per esserini invisibili e senza occhioni languidi, che inteneriscono per strappare una donazione.
Ma è certo che la scienza e la tutela ambientale non può aver successo se non coinvolge l’opinione pubblica e la forza dei volontari.
Raccogliere dati come temperatura e salinità. Cominciare a giocare sull’osservazione di quel micromondo è il messaggio di un piccolo importante contributo che tutti noi possiamo dare.